Quel che ci resta della quarantena. Parte 3

Grazia, dovere, comunità e coraggio. Ecco altre quattro parole suggerite da Avvenire come bussole per la Fase2

Continua il nostro viaggio tra le parole di Avvenire per la Fase2.

Grazia
Noi due, insieme nel deserto inatteso

Luisa e Paolo Bencioli, pensionati, 84 anni, Padova

Sono cessati gli incontri con gli amici, gli impegni culturali e religiosi che hanno sempre caratterizzato la nostra vita. Questo "deserto" inatteso ci ha permesso di rivisitare tutto ciò che abbiamo vissuto in questi lunghi anni, in molti casi rileggendo positivamente il cammino che ci ha reso quelli che siamo oggi. Siamo sposati da 57 anni e ci sentiamo privilegiati: condividiamo serenamente anche questa emergenza e possiamo confrontarci su ciò che accade a noi, ai nostri figli e nipoti, assaporando ogni mattina le parole pacate, profonde,
rasserenanti di papa Francesco da Santa Marta. Non potendo partecipare all’Eucarestia, abbiamo così condiviso l’esperienza quotidiana di comunione e di lettura della Parola. Siamo stati vicini a tanti amici rimasti isolati, colpiti da lutti, anche se non eravamo abituati a messaggi e "video-incontri". Abbiano rafforzato la comprensione che la nostra vita è stata un tempo di grazia e in questa luce valorizziamo gli anni che ci rimangono. (testo raccolto da Luca Bortoli)

Dovere
Per strada, a portare conforto a chi è solo

Roberto Signore, poliziotto, 48 anni, Verona

Sono un poliziotto che in strada va solo a volte. Il mio impegno principale è predisporre i servizi dei miei colleghi. Il covid mi ha fatto capire che siamo tutti in mezzo alla stessa tempesta, ma non sulla stessa barca. Perché ci sono barche che reggono facilmente alle onde e zattere che rischiano di andare a fondo da un momento all’altro. Me ne sono accorto da quando i colleghi hanno iniziato a chiamarmi per chiedere di lavorare di notte o nei giorni festivi. Sono pochi euro in più, ma tanti hanno la moglie o il figlio che non lavora più. Anche mia moglie ha saputo che presto dovrà cercare un altro lavoro. Abbiamo tre figli. Ma non abbiamo paura. Perché hanno imparato a rinunciare al superfluo. Perché, forse, il virus ci ha tolto tanto, ma ci ha anche dato una nuova consapevolezza: che le barche, per navigare nelle tempeste, non solo devono essere solide, ma devono avere un equipaggio dove ognuno porta il suo contributo. Facendo il proprio dovere, ma insieme offrendo comprensione e solidarietà a chi, sulla strada, troviamo da solo. (testo raccolto da Vincenzo R. Spagnolo)

Coraggio
Privata della libertà, mi sono sentita viva

Virginia Valsecchi, liceale, 18 anni, Lecco

Questi sono stati mesi difficili, mi sono sentita privata della mia libertà, ma era quello che la vita mi ha messo davanti e l’unica cosa che potevo fare era variare il modo di vedere la realtà. Se all’inizio era come se la stessi guardando da un balcone, come se io fossi soltanto uno spettatore, poi con coraggio sono diventata la vera e unica protagonista della mia vita. Mi sono sentita viva. Mi serviva essere privata di tutto, per rendermi conto di quanto sia speciale ogni secondo della mia esistenza? Proprio così. Anziché lamentarmi della mancanza dei miei amici, ho iniziato a videochiamarli e mi sono accorta che chi ci tiene veramente non smette di essere presente. Sto dedicando molto tempo anche a me stessa e a ciò che amo fare e sto imparando ad ascoltarmi. L’importante è non smettere di sorprendersi e di continuare a stare attenti a ciò che ci accade intorno. La vita è un bene prezioso e il rapporto con gli altri è il nutrimento.(testo raccolto da Paolo Ferrario)

Comunità
Un sollievo poter contare sugli altri

Mimmo Amorati, 65 anni, Frosinone  

Cosa mi resta da questa lunga quarantena? Che la vita è una, che dobbiamo cercare di volerci bene. Che tutti i litigi, spesso per soldi, sono inutili. Che i valori sono altri, a cominciare dalla famiglia. Qui l’emergenza l’abbiamo vissuta meno che al Nord, ma la mia speranza è di non rivedere mai più le bare che escono dalla città di Bergamo e che gli scienziati trovino presto un vaccino. Spero anche che si risolva il dramma di tante famiglie, che ciascuna trovi l’aiuto giusto per ripartire. Io sono stato fortunato perché la mia azienda non si è mai fermata. Però conosco tante famiglie in difficoltà e quando vado in parrocchia come volontario Caritas, tocco con mano i bisogni che sono cresciuti. In tanti si sono mobilitati ed è stato bello vedere crescere lo spirito di comunità: qui ci conosciamo tutti ed è un sollievo poter contare ciascuno sugli altri. Adesso spero che la solidarietà continui, che non si interrompa questo Natale in cui tutti siamo stati più buoni.(testo raccolto da Igor Traboni)


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