Con lo sguardo verso Taranto

Il vicario per la Carità, don Aniello Tortora, spiega l'importanza della prossima Settimana Sociale alla luce dell'Instrumentum Laboris



a cura di Aniello Tortora

vicario per la Carità

 

A causa del coronavirus la celebrazione della 49° Settimana Sociale è stata rinviata ad ottobre 2021 (21-24) sul tema: Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso. È stato pubblicato anche l’Instrumentum Laboris, che preparerà la Chiesa italiana a questo grande evento.

Ma come nascono le settimane sociali?

Le Settimane Sociali dei Cattolici Italiani nacquero nel 1907 per iniziativa di Giuseppe Toniolo. La prima si tenne a Pistoia nel 1907. Si svolsero ogni anno fino alla Prima guerra mondiale. I temi affrontati furono soprattutto il lavoro, la scuola, la condizione della donna, la famiglia. Dal 1927, un ruolo importante nell’organizzazione delle Settimane Sociali fu assunto dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel 1935 arrivò la prima sospensione, a causa degli attriti con il regime fascista. Le Settimane Sociali ripresero dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nel 1945, continuando fino al 1970. Fu poi la volta di una seconda e lunga sospensione. A seguito delle sollecitazioni provenienti dal Convegno ecclesiale di Loreto (1985) e con la pubblicazione di una nota pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, dal titolo Ripristino e rinnovamento delle Settimane Sociali dei cattolici italiani (1988), si riprese la celebrazione delle Settimane. Le prime edizioni rinnovate furono: nel 1991 a Roma su I cattolici italiani e la nuova giovinezza dell’Europa; nel 1993 a Torino (è stata la prima a cui ho partecipato, insieme a tutte le altre) su Identità nazionale, democrazia e bene comune e nel 1999 a Napoli su Quale società civile per l’Italia di domani?. Nel 2004 a Bologna la 44ª Settimana Sociale sul tema Democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri. La 45ª Settimana Sociale si aprì nella Cattedrale di Pistoia il 18 ottobre 2007 per ricordare i cento anni della prima edizione svoltasi a Pistoia nel 1907; nei giorni seguenti l’incontro proseguì nella città di Pisa sul tema Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano. La 46ª Settimana Sociale si svolse a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre 2010 avendo come filo conduttore Cattolici nell’Italia di oggi. Un’Agenda di speranza per il futuro del Paese. Da Reggio Calabria – con una tematica trasversale a questi cinque ambiti – prese il via la 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che fu a Torino (12-15 settembre 2013) su La famiglia, speranza e futuro per la società italiana, mettendosi accanto alle famiglie e a tutte le loro sofferenze, invitando a prendersi cura della famiglia perché occuparsene significa occuparsi di uno dei pilastri fondamentali del bene comune di tutta la società (cfr Gaudium et Spes n. 47). A Cagliari, (l’ultima) la 48ª Settimana sociale Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale (26-29ottobre2017).
                                                                          

La prossima Settimana sociale

E, ritornando ad oggi, è doveroso ribadire che la scelta della città pugliese di Taranto intende non solo porre l’attenzione sulla questione dell’ex Ilva, ma rappresenta anche una ripartenza per una riflessione più articolata e complessa sulle problematiche ambientali e sociali, rese ancora più evidenti dal diffondersi del virus. Il faro resta l’enciclica sociale di Papa Francesco Laudato Si’ che pone al centro la categoria di ecologia integrale, illuminata ulteriormente dal nuovo documento pontificio, l’enciclica Fratelli Tutti. Questa Settimana Sociale di Taranto punterà i riflettori sul rapporto tra ecologia ed economia, tra ambiente e lavoro, tra crisi ambientale e crisi sociale, nella consapevolezza che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (LS 139).

L’Instrumentum Laboris – che parte dagli interrogativi provocati dalla pandemia – si snoda attorno ad alcuni concetti fondamentali:

  1. San Francesco d’Assisi e il suo sguardo contemplativo: è il punto di partenza originale che nasce dalla lode per il dono della creazione e si traduce nel prendersi cura delle ferite dell’altro e della casa comune secondo lo stile del buon samaritano. È il nuovo umanesimo proposto dal Papa.
  2. L’ecologia integrale: è la direzione indicata dalla Laudato Si’ che unisce l’ecologia ambientale con quella sociale, con la cultura, con l’ecologia umana della vita quotidiana.
  3. I cambiamenti climatici, lo sfruttamento ambientale, la cultura dello scarto sono i nodi da sciogliere se si vuole favorire uno sviluppo integrale. È necessaria una transizione ecologica che porti alla decarbonizzazione e all’adozione di un’economia circolare. Solo così si potrà lavorare per una sanità pubblica e diffusa che sappia integrare l’aspetto sanitario con quello sociale.
  4. Non c’è bene comune senza inclusione, giustizia sociale e lotta alla disuguaglianza. Non è più possibile mettere in alternativa ambiente e lavoro, lavoro e salute.

 Cambiare è possibile e i cristiani sono chiamati ad alimentare la Speranza. Sono numerose le “buone pratiche” – sul fronte imprenditoriale, amministrativo e familiare – già esistenti nel nostro Paese che rappresentano modelli virtuosi ed esempi da imitare.

  1. La Settimana Sociale vorrà avere uno stile sinodale. Se la pandemia ha messo in evidenza che “siamo tutti sulla stessa barca” e che “nessuno si salva da solo”, le Chiese locali, le associazioni, i movimenti, le aggregazioni ecclesiali sono chiamati a camminare insieme, in dialogo con i giovani, le istituzioni locali, nazionali ed europee. In questa ottica sarà fondamentale coinvolgere le Chiese locali, le istituzioni educative, accademiche, politiche e le aziende e associazioni particolarmente quelle dedicate ai temi dell’ambiente e del lavoro
  2. L’emergenza COVID-19 – con le decisioni sul Recovery Plan assunte dall’Unione Europea, ma non ancora definitive – rappresenta un’occasione unica per accelerare in positivo il cambiamento del paradigma economico, ambientale e sociale attuale.

Alcune domande per riflettere

Alla conclusione, il Documento presenta diverse domande, che devono rappresentare, credo, un vero esame di coscienza anche per la nostra Chiesa locale:

  • Lo sguardo contemplativo della Laudato si’ come è accolto  nelle  nostre  comunità  nella  sua  valenza  profetica  di  un  rapporto  nuovo  con le persone e con la casa comune?
  • A cinque anni dalla pubblicazione  della Laudato  si’  c’è  nelle  nostre  comunità  uno  sguardo  rinnovato  sui  temi  sociali  a  partire  dal  paradigma  dell’ecologia  integrale?  C’è un  impegno  organico  nel  contribuire  alla  affermazione  di  questo  paradigma?  Comincia a  toccare  le  nostre  comunità  a  partire  dagli  itinerari catechetici e liturgici sino al rapporto col territorio e le sue problematiche?
  • La recente pandemia ha acuito una sensibilità ai problemi urgenti: il lavoro, l’ambiente, la salute, l’economia, la cultura.  Queste nuove sofferenze sociali sono diventate parte  integrante  del  vissuto  personale,  familiare  e  comunitario?
  • Usiamo la rete come strumento per la connessione e lo sviluppo  delle  nostre  comunità  locali in dialogo con le imprese, le istituzioni e le buone pratiche dei nostri territori?
  • Le tecnologie digitali possono essere ripensate in ottica comunitaria e  non  quale  mero  strumento  di  riorganizzazione  del  lavoro  e  dei tempi di vita secondo un paradigma tecnocratico  di  una  economia  estrattiva?  Come favorire un innovativo  utilizzo  della  tecnologia che consenta il passaggio da una sharing economy   centralizzata   ad   una   economia   delle relazioni?
  • Non possono esserci visioni di futuro se non insieme alle nuove   generazioni.   Che   peso   hanno i giovani nelle nostre comunità e negli organismi ecclesiali di partecipazione? Come sono ascoltati i giovani nelle nostre comunità nel vivere i problemi ambientali e nel progettare il  proprio  territorio  e  il  pianeta  nel  quale  vivono e vivranno?
  • La transizione ecologica richiede una con-versione antropologica a partire dall’impegno di tutti. Ciò coinvolge gli stili di vita personali e comunitari. Quali cambiamenti  reali  è  possi-bile proporre e sostenere?
  • Ambiente e lavoro vanno coniugati insieme. Quali iniziative occorre  prendere  in  questo  senso?  Quale  è  il  ruolo  delle  imprese  e  delle organizzazioni  di  categoria  nella  realizzazione di questo nuovo equilibrio?
  • Il passaggio dalla produzione alla generazione significa mettere al centro la persona, cioè lo sviluppo di ciascuno e il contrasto allo sviluppo delle disuguaglianze. Quali iniziative formative e inclusive  è  necessario  adottare  per avanzare su questa strada?
  • «Isolare le persone anziane e abbandonarle a carico  di  altri  senza  un  adeguato  e  premuroso  accompagnamento  della  famiglia,  non  solo  mutila  e  impoverisce  la  famiglia  stessa. Inoltre, finisce per privare i giovani del necessario  contatto  con  le  loro  radici  e  con  una  saggezza  che  la  gioventù  da  sola  non  può raggiungere» (FT 19). Come ripensare la fase finale della vita che costituisce un tempo così prezioso? Quali nuove modalità possono favorire  la  permanenza  degli  anziani  a  casa  propria, riducendo così i costi per la collettività, e come è possibile creare posti di lavoro e professionalità aggiuntive?
  • Agli occhi degli esclusi, e in particolare dei giovani, quali sono  i  debiti  economici,  ecologici e sanitari che le misure politiche da adottare stanno gettando sulle spalle delle gene-razioni future? E come porvi rimedio?
  • Quali sono le iniziative concrete che - a livello personale, di  gruppo,  ecclesiale  -  possiamo  adottare  per  sollecitare  il  cambiamento  dei contesti istituzionali a livello locale, nazionale e europeo? Quali nuove regole proporre per  andare  verso  la  costruzione  di  un  nuovo  modello di sviluppo a sostenibilità integrale?
  • Come sviluppare e potenziare tutto ciò che - stando a metà strada tra il livello individuale e quello istituzionale - è essenziale per sviluppare una ecologia  integrale  (famiglia,  associazionismo, beni comuni)?• Come utilizzare anche i linguaggi della musica,  dell’arte  della  poesia,  e  in  generale  della  bellezza per veicolare l’ecologia integrale?

Sarà compito dell’Ufficio diocesano per la Custodia del Creato, ma, direi, dell’intero Settore pastorale per la Carità e la Giustizia, in collaborazione con le parrocchie, cercare di individuare cammini nuovi, per testimoniare, insieme all’intera comunità diocesana,  una vera conversione ad una ecologia integrale. Dobbiamo sentirci ed essere, realmente, Fratelli tutti.

 

 




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